
La Parola trasmessa, proclamata, celebrata, interpretata e custodita dalla Tradizione della Chiesa, richiede ascolto in quanto, è una Parola che interpella. A questo ascolto della Parola, i credenti pervengono con il senso della fede, suscitato e sorretto dallo spirito di verità e grazie al quale sotto la guida del sacro magistero, accolgono non una parola umana, ma qual è in realtà la Parola di Dio[1]. Per il credente quindi, la Parola è foza salvifica che suscita la fede e genera la vera vita cristiana. “Non più sordo e non più muto perché la Parola di Dio lo ha raggiunto, il cristiano si converte e si consegna fiducioso al Dio che salva; si lascia trasfigurare dagli eventi della storia della salvezza e proclama le scelte fatte nella fede con i fratelli di fronte all’assemblea”[2].
Così dunque tutti i membri della Chiesa hanno un ruolo nell’interpretazione della Scrittura:
– i Vescovi, in modo del tutto peculiare e particolare, nell’esercizio del loro ministero pastorale, in quanto successori degli apostoli, primi testimoni e garanti della Tradizione;
– i Sacerdoti, che hanno come loro primo dovere la proclamazione e la testimonianza della Parola;
– i Diaconi, che nella loro opera di servizio offrono e spezzano anche il pane della Parola di salvezza eterna;
– i Laici, che in ordine al loro impegno quotidiano di missione, incarnano nella loro vita il messaggio accolto nella Chiesa, attraverso i sacramenti
– gli Uomini e le Donne consacrati a Dio, che vivono e interpretano, attraverso la loro totale dedizione a Dio, la Parola come autentica pienezza della vita.
Ai vescovi e ai presbiteri è attribuito un carisma particolare quando trasmettendo la Parola di Dio, poiché applicano la verità eterna del Vangelo alle circostanze concrete della vita. È loro compito, insieme ai Diaconi, nell’amministrazione dei sacramenti mostrare quella profonda unità che intercorre tra Parola e Sacramento[3]. In questo modo i ministri e i pastori non forniscono solo un insegnamento, ma aiutano la comunità locale a prendere coscienza che Dio le parla e a disporsi all’ascolto con fede, amore e docilità verso la Parola. In ultima istanza, sta di fatto che l’ufficio di interpretare la Parola di Dio scritta o trasmessa è affidata al solo Magistero della Chiesa che, fedele al mandato divino di esporre la Parola agli uomini di ogni generazione non dimentica di essere soprattutto servo di questa Parola.
Lo Spirito poi è dato ai cristiani individualmente quando pregano e studiano la Scrittura[4]. E poiché l’ascolto della Parola è puro dono, iniziativa di Dio che parla, altrettanto occorre dire per la comprensione: essa avviene grazie allo Spirito Santo, autore,ispiratore ed ermeneuta della Parola di vita.
Alla luce di queste riflessioni è possibile dire che gli uomini possono leggere e rileggere la Scrittura, scrutarla con tutta la sapienza del mondo, ma in definitiva solo lo Spirito può svelare il senso più intimo della Sacra Parola[5].
Occorre restare nella “Tradizione”, per comprendere il “movimento” di crescita e di comprensione che, lungo i secoli, gli uomini hanno intrapreso per capire la Parola. Essa, per la cattolicità, deve essere letta, intesa e compresa “in ecclesia”, altrimenti il cristiano, abbandonato a letture personali, potrebbe cadere nell’arbitrio delle interpretazioni individuali. Il senso che ha per una singola persona oggi la Parola, non può essere distaccato dal senso che ha avuto per quelli che la ricevettero, dal senso che ha avuto nella Tradizione, dal senso che ha per la Chiesa tutta[6].
Pertanto, la lettura e la comprensione della Parola ha un solo fine: conoscere il Signore, stare vicino a Lui, vivere del cibo della Parola come pane quotidiano fino a quando vedremo faccia a faccia Colui che abbiamo cercato nel Testo Sacro. Questa è la ragione per cui il Concilio Vaticano II ha chiesto con insistenza che l’accesso alla Scrittura sia facilitato in tutti i modi possibili. Il popolo di Dio, dunque, che aveva temporaneamente “dimenticato” questo tesoro inestimabile lo ritrova al centro della sua vita. Testualmente il Concilio dice: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del pane della vita dalla mensa sia della Parola di Dio sia del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli”[7].
don Stefano Di Matteo
[1] 1Ts 2,13; si veda in questa prospettiva: LG, in particolare il n. 12.
[2] F. Ferraris, Proclamare la Parola di Dio. Formazione biblica, liturgica, spirituale e tecnica del lettore, o.c., p. 61.
[3] Cfr. SC, 56.
[4] Cfr. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Libreria editrice Vaticana, Città del Vaticano 1993, p. 91.
[5] Cfr. S. Tanzarella (a cura di), La personalità dello Spirito Santo. In dialogo con Bernard Sesbüé, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998.
[6] Cfr. Ufficio Catechistico Nazionale, La Bibbia nella vita della Chiesa. “La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata” (2Ts 3,1), Nota pastorale, Testo e guida alla lettura a cura di C. Bissoli, Leumann, Elle Di Ci, Torino 1996, nn. 3-7.
[7] DV, 21 e SC, 24.