Il catechista degli adulti è adulto nella fede

Pubblicato giorno 2 giugno 2021 - Catechetica

Sicuramente va dato atto che la comunità cristiana è la prima catechista degli adulti nella misura in cui vive e testimonia i suoi insegnamenti ed educa all’appartenenza, alla comunione e alla corresponsabilità ecclesiale, per questo la catechesi fatta dalla e nella Chiesa è anche una fonte autentica di esperienza ecclesiale. Per attuare la catechesi, la comunità necessita di catechisti che sappiano proporre una catechesi vera e adulta e che a loro volta siano uomini e donne adulti nella fede[1].

Affermare che chi opera in ambito di catechesi, ed in particolar modo nella catechesi degli adulti, debba essere adulto nella fede può sembrare ovvio e banale. Se si usa però una giusta dose di obiettività si deve convenire che troppo spesso i catechisti, almeno in Italia, sono sicuramente uomini e donne di buona volontà che cercano di portare bene avanti il loro compito, ma sovente senza una adeguata formazione e un’adeguata conoscenza degli strumenti che utilizzano, sono pochi ed hanno ancora una identità incerta[2]. Questi dati emergono dai sondaggi sulla catechesi degli adulti fatti alla fine degli anni ’80 ad opera dell’Ufficio Catechistico Nazionale[3]. L’importanza della formazione dei catechisti non è secondaria da essi ci si aspetta che siano dotati di una fede personalizzata, partecipazione responsabile alla vita ecclesiale, aver compiuto un vero cammino di iniziazione cristiana e sappiano fare dell’Eucarestia il culmine e la fonte della propria vita. Non a caso il primo testo del Progetto Catechistico Italiano è quello riferito agli adulti: sono essi che possono trasmettere più di tutti la propria fede anche alle nuove generazioni, da qui la scelta preferenziale sancita dal Documento Base al n° 124 e riconfermata autorevolmente al n° 12 della Lettera di Riconsegna. Sempre la Lettera di Riconsegna, a tal proposito, giudica “qualificante” la scelta pastorale di formazione  dei catechisti sottolineando l’importanza che questi assumono per la riuscita dell’intero Progetto Catechistico[4]: “Nelle nostre comunità c’è una ricchezza in atto, uno dei segni più promettenti, con il quale il Signore non cessa di confortarci e di sorprenderci: il movimento dei catechisti. È un dono in crescita, anche se non copre – in quantità e qualità – l’ampiezza che la catechesi è oggi chiamata ad affrontare. Mancano soprattutto catechisti degli adulti e dei giovani e questo fatto condiziona fortemente l’intera pastorale missionaria delle comunità.

La comunità, la catechesi, i catechismi, acquistano infatti volto e presenza significativi nella persona dei catechisti che il DB definisce “operatori qualificati”. Di essi sottolinea il ruolo insostituibile facendo dipendere “la vitalità della comunità cristiana, in maniera decisiva, dalla loro presenza e dal loro valore”; insistendo sotto il profilo apostolico e spirituale sulla loro figura di testimoni, segni visibili, mediante la vita del messaggio che propongono; di insegnanti, “che fanno percepire e capire, per quanto è possibile, la realtà di Dio che si rivela”; di educatori, che mirano nell’esercizio della loro missione al pieno sviluppo della personalità cristiana dei fedeli[5]. Il testo richiamandosi ai nn. 186-188 del documento base mette in evidenza la triplice funzione che i catechisti sono chiamati a svolgere come «maestri, educatori e testimoni» ma fa anche un’ampia precisazione sulla necessità della loro formazione: “Il riconoscimento di questa loro specifica fisionomia è nel “mandato” che attraverso i Pastori ricevono dalla Chiesa, li rende partecipi del ministero pastorale e li impegna a qualificarsi culturalmente arricchendo e consolidando la loro preparazione teologica e pedagogica, spirituale e ascetica.

A chi si dedica a una missione così nobile, non basta mai la preparazione. I tempi esigono che inventiamo sempre nuove qualificazioni, che affrontiamo specializzazioni sempre diverse e puntuali.            Prima di tutto però, è oggi particolarmente urgente, avviare itinerari organici e sistematici per la formazione a diventare “catechisti” e ad essere riconosciuti in questo compito attraverso lo specifico mandato del Vescovo.        Itinerari di ragionevole durata (almeno biennale), con tappe precise e passaggi verificabili; caratterizzati da due obiettivi distinti ma tra loro complementari: l’uno spirituale e l’altro ministeriale, allo scopo di maturare nei catechisti la figura del discepolo, dell’inviato, del maestro, dell’educatore[6]. Mi sembra significativo, qui nel testo, che si richieda al catechista di maturare la figura del discepolo, egli non necessita di acquisire solo delle competenze ma di porsi esso stesso in un itinerario che come suggerisce il testo abbia una durata, un percorso definito e verificabile. Il motivo di tale scelta mi sembra abbastanza evidente, nessun testo o competenza acquisita bastano da soli per maturare nella fede se manca, come più volte si è sottolineato nel presente studio, un itinerario che abbia la dinamica del discepolato che educhi l’accoglienza del dono di fede. La questione della formazione dei catechisti ha positivamente segnato il cammino della Chiesa italiana, dando vita anche a due documenti specifici. Uno «La formazione dei catechisti nella comunità cristiana» del 1982 ad opera della commissione episcopale per la dottrina della fede, la catechesi e la cultura è un documento programmatico, gli obiettivi principali sono la maturità umana e di fede e l’itinerario formativo è condensato intorno a tre ambiti: biblico-teologico, antropologico culturale e metodologico didattico. L’altro ad opera dell’Ufficio Catechistico Nazionale «Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti» del 1988, è diviso in due parti che tracciano rispettivamente il quadro teorico della formazione e la proposta di itinerari specifici per le diverse categorie di catechisti, scopo del documento sulla scia del precedente è di dare nuovo impulso alla formazione[7].

La questione della formazione apre la necessità di avere un’altra figura specificamente qualificata come formatore dei catechisti, ed anche qui la questione non è secondaria soprattutto se si considera la specificità di formazione che richiede il catechista degli adulti. Infatti, mentre per i catechisti si richiede che abbiano almeno una formazione umana e cristiana di base unita ad una almeno iniziale competenza teologica e pedagogico-pastorale, la condizione del catechista degli adulti non è univoca ma si differenzia a seconda del gruppo di adulti con cui opera, degli obiettivi educativi da perseguire ed anche e non secondariamente per il fatto che si tratta di adulti, cioè persone capaci di autonomia, decisione personale e di impegno responsabile nella vita e perciò anche nella vita di fede[8]. Proprio perché il ruolo e le competenze del catechista degli adulti sono così diversificate, forse risulterebbe utile ai fini della proposta catechistica puntare sulla formazione e l’impiego di una equipe di catechisti degli adulti, anziché lasciare ad uno solo l’onere di portare avanti un itinerario di fede con gli adulti che per sua natura richiede di essere complesso ed articolato.

Come si è cercato di dimostrare, la questione della formazione dei catechisti è una necessità che va tenuta in grande considerazione. È pur vero però, che aiutare i catechisti a maturare e crescere come credenti, educatori ed insegnanti ed evitare che ognuno di loro improvvisi itinerari catechistici per proprio conto è un problema pastorale che anche se segnalato molte volte risulta ancora irrisolto, purchè ogni gruppo parrocchiale abbia il suo catechista non si guarda troppo per il sottile, ne ci si preoccupa di formare in seguito coloro che sono stati “arruolati” forse con un po’ di eccessiva fretta temendo forse di chiedere troppo[9]. Ma non bisogna essere pessimisti, il Progetto Catechistico Italiano ha tracciato la strada per rinnovare e qualificare la catechesi in Italia, bisogna solo convincersi che è possibile percorrerla.

 

don Stefano Di Matteo

 

[1] Cfr. L. Soravito, La Catechesi degli Adulti, o.c., pp.270-274.

[2] Cfr. UCN, Adulti nella fede, testimoni di carità, LDC, Leumann (TO) 1990, pp.31-33.

[3] Cfr. UCN, Esperienze di catechesi degli adulti in Italia oggi, LDC, Leumann (TO) 1990, pp.107-124.

[4] Cfr. UCN, Incontro ai Catechismi, o.c., p.73.

[5] DB 13.

[6] Ibidem.

[7] Cfr. G. Barbon – R. Paganelli, Verso quale formazione a servizio della fede ? in AICa – S. Calabrese  (a cura di), Catechesi e Formazione, LDC, Leumann (TO) 2004, pp.25-26.

[8] Cfr. L. Soravito, La Catechesi degli Adulti, o.c., p.276.

[9] Cfr. UCN, Incontro ai Catechismi, o.c., p.75.